Dalla lettera di san Paolo Apostolo a Tito
Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.
Un aiuto per riflettere
Pensiamo un momento a questa scena: Saulo e Stefano, il persecutore e il perseguitato. Tra loro sembra esserci un muro impenetrabile, duro come l’integralismo del giovane fariseo e come le pietre lanciate contro il condannato a morte. Eppure, al di là delle apparenze, c’è qualcosa di più forte che li unisce: attraverso la testimonianza di Stefano, infatti, già il Signore sta preparando nel cuore di Saulo, a sua insaputa, la conversione che lo porterà ad essere un grande Apostolo. Stefano, il suo servizio, la sua preghiera e la fede che annuncia, il suo coraggio e soprattutto il suo perdono in punto di morte, non sono vani. Si diceva, nei tempi delle persecuzioni – e anche oggi questo è giusto dirlo – “il sangue dei martiri seme di cristiani”. Sembrano concludersi nel nulla, ma in realtà il suo sacrificio lancia un seme che, correndo in direzione opposta ai sassi, si pianta, in modo nascosto, nel petto del suo peggiore rivale. Oggi, duemila anni dopo, purtroppo vediamo che la persecuzione continua: c’è persecuzione dei cristiani… Ancora ci sono – e sono tanti – quelli che soffrono e muoiono per testimoniare Gesù, come c’è chi è penalizzato a vari livelli per il fatto di comportarsi in modo coerente con il Vangelo, […] Adesso come allora, infatti, il seme dei loro sacrifici, che sembra morire, germoglia, porta frutto, perché Dio attraverso di loro continua a operare prodigi (cfr At 18,9-10), a cambiare i cuori e a salvare gli uomini.(Papa Francesco) |
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