Il Disastro del Vajont fu un evento storico che coinvolse anche le nostre popolazioni aprendo alla condivisione, alla solidarietà e al volontariato.

La statua della Vergine Maria, scese a valle lungo il percorso del Piave percorrendo oltre 100 Km. Il giorno dopo la tragedia,

il 10 ottobre 1963 venne avvistata e ripescata nel territorio di Fossalta di Piave, dove restò ospite nella Chiesa del paese fino al 24 maggio 1964 quando oltre duemila pellegrini la riportarono a Longarone.

A salvarla fu un giovane fossaltino Walter Zamuner, ecco il suo racconto:

La Madonna fra le mie mani

La disgrazia era successa la sera. Il mattino dopo nella cava di ghiaia di Ponte di Piave in riva al Piave si aspettava l’onda di piena. Il fiume si ingrossava lentamente con acqua melmosa che portava con sé i resti del disastro.

Tra gli infissi. Le tavole e i travi c’erano molti alberi tagliati e scorticati pronti per essere lavorati. Il legno restava a galla.

Nella tarda mattinata vidi tra i tronchi una sagoma, che si distingueva tra la confusione del materiale. Non ci misi molto a capire di cosa si trattava: era la statua della Madonna.

A mezzogiorno era a casa a Fossalta, e continuavo a pensare di andarla a prendere. La faccenda si presentava effettivamente un po’ rischiosa.

Immaginate che qualcuno rovesci un bicchiere di stuzzicadenti in un piatto pieno d’olio, immaginate, con le dovute proporzioni, di doverlo attraversare in barca mentre il piatto si svuota in mare.

Andai sotto il ponte di San Donà dove avevamo il deposito di sabbia a fianco a quello di Pacifici. Presi la barca della ditta assieme a mio cugino Antonio e Umberto, un operaio del cantiere.

Risalimmo lentamente il fiume oltre il ponte della ferrovia. Poco dopo le ore 15,00 passammo il confine con Croce e raggiungemmo la Statua.

Mi sporsi afferrandola per la testa mentre gli altri mi tenevano. All’epoca avevo vent’anni e una forza propotente.

La issai sulla barca e la misi in piedi.

Dietro la testa aveva un chiodo che mi apri lateralmente l’indice della mano sinistra e sanguinavo.

Le passai la mano sul viso scendendo fino alla spalla per toglierle il fango e l’erba. Aveva perso le mani ed era tutta martoriata in viso e sul vestito.

Cercammo di ritornare, ma un tronco si era appoggiato di traverso sul fondo della barca, davanti all’elica. Dovettti scendere dalla barca e salirci sopra, in piedi,per fargli scavalcare il mozzo. Lentamente tornavamo al deposito. Recuperammo anche un fusto di veleno (arsenico).

Dalla sponda i carabinieri armati mi urlavano di andare a riva. Forse pensavano ad atti di sciacallaggio. Non sarebbe stato possibile guadagnare terra in altri posti della riva.

Il tempo di legare la barca al suo ormeggio e poggiare la Statua a terra che si formò una nuvola di curiosi e carabinieri. “Come hai fatto?” “ Dove l’hai trovata?” “Portiamola in chiesa!”

Mandai i compagni a prendere la giardinetta. Non avevo nessuna intenzione di lasciarla li a a San Donà. Io sono di Fossalta, l’ho tirata su dall’acqua del mio paese e lì doveva andare.

Qualcuno aveva notato la ferita al dito e insisteva perché andassi a medicarmi in ospedale, preoccupato anche per la presenza dell’arsenico. Non era il momento di perdere tempo: presi della terra e stagnai il sangue. Appena l’auto fu vicina mi misi ad urlare come un matto:

“Attenti ve cope tuti!”

La gente si spaventò e si ritrasse. Approfittando della sorpresa, caricai la Signora e presi la fuga per Fossalta, ovviamente inseguito dai Carabinieri.

Poggiai la Statua sulla sinistra del secondo gradino della chiesa e Fossalta. Subito arrivò il parroco Don Angelo e cominciò a radunarsi gente. La misero appena dentro la chiesa sull’altare a sinistra e per i giorni che seguirono molti vennero a vederla, a pregare e a portarle fiori.

 

 

 

A maggio la riportammo a Longarone con una lunga processione.

Quel giorno qualche donna mi accarezzo e mi baciò le mani. Era il ringraziamento per averle ridato un pezzo del suo paese.

La statua della Madonna dopo il salvataggio dalle acque

 24 maggio 1964

La Cronaca del tempo

Sopra un onda simbolica, disegnata dal prof. Ticcò e artisticamente eseguita dal Sig. Corino Crosera, è tornata ieri a Longarone la Madonna salvata dalle acque del Piave dai fratelli Zamuner dopo il disastro del Vajont.

La Parrocchia ci ha presentato, Domenica 24 maggio uno spettacolo indimenticabile. Al richiamo solenne delle campane, in pochi minuti, il paese si è riversato attorno alla chiesa.

Tutti volevano vederla da vicino, la Madonna… volevano darle l’ultimo saluto. Dopo una breve preghiera, un bambino le ha espresso per tutti la riconoscenza per il singolare privilegio.

A un cenno dell’altoparlante, dato dal maestro Giancarlo Dall’acqua, 780 perllegrini salirono su 13 corriere coi loro capi gruppo: altrettanti presero posto in 140 macchine pubbliche e private: e si cominciò la lunga processione.

Preceduta e seguita dall’onda affettuosa del cuore di tanti suoi figli devoti, la venerata Immagine iniziò il suo viaggio di ritorno (100 Km), passando benedicente per Zenson, S. Andrea di Barbarana, Ponte di Piave, Oderzo, Conegliano, Ponte delle Alpi.

Al suo passaggio, di tanto in tanto segnalato dall’altoparlante, fu un continuo susseguirsi di scene toccanti. Lunghe teorie di fedeli in ginocchio – uomini e donne – si segnavano e salutavano piangendo e molti bambini spargevano fiori.

La cerimonia si faceva in tutti più viva, man mano che ci si avvicinava alla meta.

A Fortogna, il primo saluto della Madonna al Cimitero delle vittime del Vajont: mons.Pietro Guarnier – Vicario Generale della diocesidi Treviso e rappresentante del Vescovo – impartì la benedizione alle salme, mentre il lungo corteo delle corriere si era fermato silenzioso.

Finalmente, alle ore 17,00 l’arrivo a Longarone! Ci attendevano mons. Muccin, Vescovo di Belluno, il parroco di longarone don Pietro Bez, con parecchi altri sacerdoti ed una impressionante folla.

Proprio sul luogo dove sorgeva l’altar maggiore della chiesa parrocchiale distrutta dalle acque, fu depositatala statua:perfino la triste vallata sembrava risuonar melodiosi canti in suo onore!

Il nostro parroco pronunciò brevi parole al momento della consegna: rispose, esprimendoil suo vivo grazie, il parroco di Longarone e mons. Muccin lesse un telegramma con la benedizione speciale del Papa.

Quindi la Madonna, sollevata dai giovani del Moto Club di Fossalta, fu portata fino alla nuova Chiesa prefabbricata.

La S. Messa del Vescovo, con toccanti parole di affetto per quanti avevano contribuito a onorare così solennemente la Madonna, chiudeva l’indimenticabile cerimonia.

Subito dopo, i pellegrini prendevano ordinatamente il ritorno, portando impressa negli occhi e nel cuore l’indimenticabile visione.

Da “Parrocchia di Fossalta di Piave” di Umberto M. Modulo. 1979

Il camion è pronto per partire

La Partenza

Verso l’altare

La Madonna viene riconsegnata a Longarone

L’addio di Fossalta alla Madonna di Longarone

Madòna mia!
Prima che i Te pòrte via
Lassa che, a nome de tuta Fossalta,
Te dighe a voxe alta: Grazie!
Grazie de cuòr
a Ti mama del Signor!...

Te si rivàda cò quèa acqua nera e scura
fin zò in te a nostra pianura...
te si rivàda sfiguràda da far pietà:
a Longaron t'à lassa a morte e a desoeaziòn!
Quant te vem pregà!...
grazie de èssarte fermada quà
par mesi e mesi
benedissi tutti i nostri paesi! ...

e ades tòrna in te a to tera
santa de morti e de preghiera.
Tòrna in te a to Cesa benedetta:
la i vivi e morti ancòr te speta!...
ma prima de 'ndar via
scòlta in fià 'sta voxe mia

...l'acqua fangosa e tormentosa
a T'à sporcà Ti ... Mistica Rosa...
ma ghe n'èn'altra acqua scura
che a Te vòl sporcàr Ti, o Creatura
bianca e immacoeàta...
a è a bestèma che, come na màta,
a se bùta rabiosa contro de Ti, Mistica Rosa!...

ma in te 'sto mese de màio
ciapèn tuti coràio...
e col cuòr te dixèm:
iùtene, Maria...
e che 'na bòna volta a sie finìa
co' e bestème e col brùt parlàr:
insègname a pregàr
e a tutti perdonàr...

e adèss và!!!...
Va! Madona Benedeta...
i vivi e i morti a Longaron Te spèta.